L’incastro giusto

Per cambiare bisogna innanzitutto <scegliere> di cambiare.

Il primo passo e il più difficile per cambiare è cambiare prospettiva. Cambiare l’idea che abbiamo del cambiamento.

Iniziamo a scegliere di cambiare le parole. Il cambiamento è interpretato troppo spesso come un <via da> e non come un <verso cosa>. Chi è coinvolto nel processo di trasformazione ha ben chiaro da cosa deve staccarsi ma non cosa acquisisce. Il cambiamento è visto come rinuncia a qualcosa di noto per muoversi verso l’incertezza. Al cambiamento viene associata l’idea del rischio. Ci si domanda: Ne vale la pena? Quanto mi costa cambiare? Posso rimandarlo? E così il momento del cambiamento viene rinviato, sino magari a realizzarlo quando non genera più valore. Quando non è più una scelta di cambiamento ma è diventato adattamento alla situazione.

Importante è scegliere il momento. Il cambiamento per avvenire ha bisogno di svolgersi nel giusto tempo. Né troppo presto, ma nemmeno rimandato perdendo di significato. Può succedere per un evento improvviso, radicale e totalizzante, per una vera e propria crisi. In questa prospettiva il cambiamento non è una scelta ma un rimedio e perde il suo significato ma soprattutto il suo valore. Biosgna quindi imparare a scegliere i tempi del cambiamento.

Altrettanto importanti sono le motivazioni del cambiamento. Erroneamente per qualcuno il cambiamento è inteso come segno di fallimento: si deve cambiare perché, prima, si è sbagliato tutto (questa è la convinzione erronea che si radicalizza nella mente di chi è coinvolto nel processo di trasformazione). Perciò non si cambia e ciò al solo scopo di non dovere ammettere il fallimento. E’ un errore di prospettiva: invece di guardare l’orizzonte della trasformazione, il pensiero resta ancorato alla difesa dello status quo. Il cambiamento deve invece essere <scelto> e vissuto come un successo, la capacità di trasformarsi per generare valore. La motivazione giusta nasce quando affrontiamo il cambiamento con consapevolezza. Quando siamo presenti nel cambiamento.

Bisogna imparare a gestire la combinazione tra le proprie scelte e il volere giustificare le proprie azioni adottate sino al momento del cambiamento. Vincere la resistenza al cambiamento e accettare la sfida.

Il cambiamento ha un inizio e una fine: è un percorso e chi lo compie è come il viandante, che attraversa il deserto ma lo fa ben consapevole sia del luogo di partenza che di quello di arrivo. Che ha le scorte giuste per far fronte alle avversità e ai bisogni che emergeranno lungo il cammino. E soprattutto ha una meta.

Il cambiamento è come un mosaico, che si completa tassello dopo tassello.

Un puzzle fatto di pezzi da incastrare. Senza forzarne i bordi. Ma costruendo gli incastri giusti per arrivare a comporre la figura.

E come tutti i puzzle, il cambiamento inizia quando troviamo l’incastro giusto. Autentico. Poi da lì, la figura si completa agilmente, tassello dopo tassello.

2 pensieri riguardo “L’incastro giusto

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