<Quando arriva il giorno, ci chiediamo dove possiamo trovare una luce in quest’ombra senza fine?
La perdita che portiamo sulle spalle è un mare che dobbiamo guardare.Noi abbiamo sfidato la pancia della bestia. Noi abbiamo imparato che la quiete non è sempre pace,e le norme e le nozioni di quel che «semplicemente» è, non sono sempre giustizia.
Eppure, l’alba è nostra, prima ancora che ci sia dato accorgersene.
In qualche modo, ce l’abbiamo fatta.
In qualche modo, abbiamo resistito e siamo stati testimoni di come questa nazione non sia rotta, ma, semplicemente, incompiuta.
…Certo, siamo lontani dall’essere raffinati, puri, ma ciò non significa che il nostro impegno sia teso a formare un’unione perfetta.
Noi ci stiamo sforzando di plasmare un’unione che abbia uno scopo.
Ci stiamo sforzando di dar vita ad un Paese che sia devoto ad ogni cultura, colore, carattere e condizione sociale.
E così alziamo il nostro sguardo non per cercare quel che ci divide, ma per catturare quel che abbiamo davanti.
Colmiamo il divario, perché sappiamo che, per poter mettere il nostro futuro al primo posto, dobbiamo prima mettere da parte le nostre differenze.
Abbandoniamo le braccia ai fianchi così da poterci sfiorare l’uno con l’altro.
Non cerchiamo di ferire il prossimo, ma cerchiamo un’armonia che sia per tutti.
Lasciamo che il mondo, se non altri, ci dica che è vero:
Che anche nel lutto, possiamo crescere.
Che nel dolore, possiamo trovare speranza.
Che nella stanchezza, avremo la consapevolezza di averci provato.
Che saremo legati per l’eternità, l’uno all’altro, vittoriosi.
Non perché ci saremo liberati della sconfitta, ma perché non dovremo più essere testimoni di divisioni.
… Abbiamo visto una forza che avrebbe scosso il nostro Paese anziché tenerlo insieme. Lo avrebbe distrutto, se avesse rinviato la democrazia.
Questo sforzo è quasi riuscito. Ma se può essere periodicamente rinviata, la democrazia non può mai essere permanentemente distrutta.
In questa verità, in questa fede, noi crediamo.
Finché avremo gli occhi sul futuro, la storia avrà gli occhi su di noi.
Questa è l’era della redenzione. Ne abbiamo avuto paura, ne abbiamo temuto l’inizio. Non eravamo pronti ad essere gli eredi di un lascito tanto orribile.
Ma, all’interno di questo orrore, abbiamo trovato la forza di scrivere un nuovo capitolo, di offrire speranza e risate a noi stessi.
Una volta ci siamo chiesti: “Come possiamo avere la meglio sulla catastrofe?”. Oggi ci chiediamo: “Come può la catastrofe avere la meglio su di noi?”.
Non marceremo indietro per ritrovare quel che è stato, ma marceremo verso quello che dovrebbe essere: un Paese che sia ferito, ma intero, caritatevole, ma coraggioso, fiero e libero. Non saremo capovolti o interrotti da alcuna intimidazione, perché noi sappiamo che la nostra immobilità, la nostra inerzia andrebbero in lascito alla prossima generazione.
I nostri errori diventerebbero i loro errori.
E una cosa è certa: se useremo la misericordia insieme al potere, e il potere insieme al diritto, allora l’amore sarà il nostro solo lascito e il cambiamento, un diritto di nascita per i nostri figli…
Risorgeremo dal Sud baciato dal sole.
Ricostruiremo, ci riconcilieremo e ci riprenderemo.
In ogni nicchia nota della nostra nazione, in ogni angolo chiamato Paese,
La nostra gente, diversa e bella, si farà avanti, malconcia eppure stupenda.
Quando il giorno arriverà, faremo un passo fuori dall’ombra, in fiamme e senza paura. Una nuova alba sboccerà, mentre noi la renderemo libera.
Perché ci sarà sempre luce. Finché saremo coraggiosi abbastanza da vederla. Finché saremo coraggiosi abbastanza da essere noi stessi luce. >
The hill we climb. Le parole lette da Amanda Gorman, la 22enne poetessa dalle mani che disegnano armonia, alla cerimonia che ha segnato il cambiamento negli Stati Uniti. Un cambiamento che sta sorvolando oltre oceano. Da quelle mani, da quegli occhi che parlano, dalle parole straordinarie di Amanda, che sogna di essere lei il Presidente degli americani nel 2036.
Amanda ha letto con le mani e con la gestualità di una leader carismatica, scandendo parole potenti piene di significato, piene di quell’audacia e quel coraggio che servono per dare la direzione e costruire passo dopo passo il futuro.
I suoi occhi sono il segnale più bello che racconta l’eccezionale che si è compiuto su quel palco.
Quei colori forti, il giallo ed il rosso, così simbolici: la luce e la passione chi chi crede e lotta per i propri sogni. Quelli che Amanda ha portato con grazia immane su quel palco. Parlando di democrazia resiliente, del potere che unisce e che è sempre più forte di quello che tenta di dividere. Un potere che deve unire diritto e misericordia, perché sia davvero il potere per tutti.
Colmare i divari perché per realizzare il futuro, bisogna prima saper mettere da parte le differenze. “Ricostruiremo, ci riconcilieremo e ci riprenderemo” ripartendo proprio dai divari e dai territori. Perché gli errori che non correggiamo sono il lascito che diamo in dote alle future generazioni.
Mi sono commossa nel sentire le parole di Amanda, nel seguire le fluttuazioni parlanti delle sue mani, la luce nei suoi occhi. Nel leggere nel suo viso la luce di chi ci crede. E sentire in lei l’eco di tutte le donne – come ha ricordato la VicePresidente Harris – a cui dobbiamo dire grazie perché si sono battute per i diritti , l’uguaglianza, la libertà di tutti. E che oggi hanno il volto e la luce di Amanda.
E attendo con fiducia ed operosità il cambiamento che sta camminando sulle gambe di donne come Amanda, capaci di lottare per impegnarsi a realizzare i loro sogni. Perché il sogno di Amanda non è solo il suo. Ma è quello di una democrazia paritaria.
“Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.” (Eleanor Roosvelt)