Servant Leadership

Un leader che genera altri leader.

Il talento del singolo appassiona il pubblico, si manifesta nella sua eccellenza, crea valore nell’azione. Ma se il singolo può fare l’azione decisiva, le partite le vince la squadra.

L’importanza di una leadership generativa è proprio nella capacità di costruire la squadra. Non un solista, ma un’orchestra di virtuosi talenti. Questo fa la differenza tra il leader e la leadership.

La leadership deve avere la capacità, talvolta visionaria, di cogliere i punti di forza delle persone e farle fiorire fino a renderle pilastri per la propria organizzazione.

Guidare la squadra verso il cambiamento necessario, sapendo far valere la propria influenza. Assumere la guida, ma senza il bisogno di essere sempre in prima linea. Deve anzi avere la capacità di costruire il futuro, puntando lo sguardo avanti, e lasciando spazio allo sviluppo di nuove leadership.

Ed è qui che si scorge il cuore agile della leadership che sa generare valore.

I leader/capi, a differenza della leadership generativa, purtroppo, a volte perdono di vista quello che dovrebbe essere il loro obiettivo principale: far emergere il meglio dalla squadra.

La leadership “accentratrice” in un sistema sempre più VUCA (volatile – incerto- complesso – ambiguo) è controproducente e limitante e non crea quella agilità necessaria ad affrontare il cambiamento. Con questo modello, i leader non solo non riescono a raggiungere i propri obiettivi, e restando confinati nella propria comfort zone finiscono per perdere di capacità di guidare il cambiamento. Il cambiamento nasce infatti sempre da una contaminazione di vedute.

Per governare sistemi che non sono più radicati e verticalizzati, ma sempre più necessitano di essere alimentati da quella trasversalità di pensiero e di competenze necessaria ad affrontare la complessità, la leadership efficace è invece quella in grado di adottare un mindset più umile, quello del servant leader

Il valore di questa della leadership è data dal cambiamento di prospettiva da <ciò che conta sono io> a <ciò che conta sono gli altri> (J.C. Maxwell).

I servant leader hanno l’umiltà, il coraggio e l’intuizione di valorizzare il collettivo puntando non a generare valore individuale e protezione della posizione, ma dalla generatività del sistema, che con carisma ed autorevolezza riuniscono intorno ad un idea di cambiamento.

Leadership che la parola potere la interpretano come verbo (potere fare!) e non come sostantivo. Leadership che seminano nella squadra il valore fondante della loro leadership.

<Prima di cercare il leader devi creare le coscienze. A quel punto il leader verrà fuori>. Fece lo stesso anche Gesù, in fondo, affidandosi ai semplici, Pietro per primo, ed esortandoli ad andare in giro a convincere gli altri.

Se allora non conta il ruolo né la posizione, ma la capacità di guidare ed orientare la squadra intorno ad una visione e a valori condivisi, allora la servant leadership non può prescindere da tre fattori quali l’intelligenza emotiva, la capacità di ascolto attivo ed il coraggio di alternare la capacità di stare in seconda linea per far brillare le qualità dei singoli e di costruire tutte quelle reti sociali che servono per generare nuovi assetti di leadership.

La servant leadership costruisce cambiamento puntando sull’intelligenza collettiva, investendo sui talenti e puntando a generare nuove leadership.

E’ una leadership capace di proiettare una visione collettiva, che costruisce connessioni che generano crescita, attiva il potenziale di ogni risorsa e guida la crescita del gruppo.

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