Una cabina di comando, dove cinque “piloti della mente” si destreggiano nel difficile compito di guidare le sfide della piccola Riley. E’ la trama di Inside Out, il film della Disney Pixar uscito nel 2015, che racconta la storia di un cambiamento attraverso una nuova alleanza tra emozioni.
I cinque piloti sono proprio le cinque emozioni primarie di Paul Ekman, gioia, tristezza, rabbia, paura e disgusto, personaggi intenti ad “agire e reagire” alle vicende che riguardano la piccola Riley.
I 5 piloti entrano in gioco proprio quando Riley a causa di un trasloco si trova ad affrontare la via dell’ignoto e dell’incertezza. Ed è proprio a causa di questo evento, che la costringe ad abbandonare la sua zona comfort, che il pilota automatico che guidava l’agire di Riley viene sostituto da un team di piloti interattivi che devono sperimentare una difficile convivenza nella “cabina di controllo” della mente di Riley.
Nel contrasto tra un passato percepito erroneamente come perfetto ed un presente che è segnato dall’incertezza e dal caos – il percorso di crescita di Riley si gioca proprio sul dominio della console psichica di 5 emozioni che saranno le prime ad accorgersi di come, quando iniziano a collaborare tra loro, sono capaci di trasformare per prime sé stesse e guidare Riley ad esplorare nuove vie.
Ogni emozione ha la funzione di far fronte a situazioni ricorrenti. Paura ha il compito di proteggere dal pericolo, il Disgusto tiene lontano da ciò che non è in linea con noi, Rabbia stimola la reazione di fronte a ciò che potrebbe sovrastarci. Gioia e Tristezza sono antagoniste: credono che una esclude l’altra.
Gioia – che solo apparentemente potrebbe sembrare l’unica emozione “positiva” – all’inizio è insignita di leader “tacito” delle altre emozioni e pertanto guida l’entrata in scena degli altri co-piloti.
Ma il film sperimenta la sua trama narrativa proprio sulla funzione adattiva delle emozioni, ovvero sulla interazione trasformativa delle emozioni. Gioia imparerà presto che ha bisogno di interagire con la tristezza, per diventare azione. E che senza le altre 5 emozioni è proprio la gabbia che tiene Riley dentro la zona comfort.
Il colpo di scena che cambia la trama è l’entrata in scena di un’altra protagonista della storia: la sesta emozione, la sorpresa. Cioé la variabile inattesa. Quella che dá il via al cambiamento.
Riley conoscerà cosi parole prima ignote che implicano responsabilità, revisione di sé stessi e degli eventi, l’apprendimento del nuovo, il valore del tempo. Solo quando conoscerá le sue emozioni e imparerà a dare loro un nome – ed un posto – Riley sarà finalmente capace di viverle pienamente e attraverso loro guidare il suo cambiamento.
Alla fine del film, apparirà infatti una nuova console più grande, con comandi per ciascuna emozione, in modo che ognuna possa manifestarsi. Compariranno anche nuovi ricordi connotati da un miscuglio delle diverse emozioni, segno che la complessità del suo mondo interno e dei suoi stati emotivi è aumentata.
Il film ci insegna, attraverso la leggerezza del cartone animato, l’importanza delle emozioni nei processi di cambiamento. Esattamente come nel modello di intelligenza emotiva di Daniel Goleman. Quella potenza che abbiamo in noi di guidare il nostro agire.
Dov’è quindi la felicità, dentro (inside) o fuori (out) di noi? Inside Out mantiene la doppia via: dentro e fuori. Solo alla fine si svela quale è la chiave di tutto che permette a Riley di prendere lei posto nella “cabina di controllo”: la consapevolezza attraverso la quale diamo ad ogni emozione il suo ruolo leader e diamo a noi la possibilità di entrare finalmente in scena.