“Siate forti, siate gentili”, così la Prima Ministra neo-zelandese Jacinta Ardern, ha lanciato la sua idea di Leadership. Cogliendo una delle traiettorie di cambiamento attuali, che vede le relazioni di lavoro sempre più improntate verso l’empatia, la gentilezza, la generosità, la solidarietà, la disponibilità ad ascoltare e ad apprendere dagli altri.
Ma nella frase della Ardern c’è di più: “Be strong be kind”. Kind non è solo gentilezza, è in inglese anche la parola che esprime la cura, la premura verso gli altri.
La gentilezza e la cura sono soft skill divenute sempre più importanti nelle relazioni professionali. In uno scenario reso sempre più volatile ed incerto, possono dimostrarsi competenze strategiche perché capaci di generare nuovo valore. Non a caso per Henry David Thoreau, <la gentilezza è un investimento che non fallisce mai>.
La leadership gentile è allora proprio quella che nella complessità può marcare la differenza e segnare la direzione del cambiamento. Una leadership che sa “ascoltare” e “sentire” le persone, due dimensioni molto importanti che si rilevano leve strategiche per una leadership efficace.
Saper essere gentili significa sapere ridisegnare i nostri confini. Aprire porte che avevamo escluso dai nostri obiettivi. La Leadership gentile sa infatti creare connessioni generative.
Sa riconoscere le emozioni e prendere decisioni finalizzate a massimizzare il bene comune, ed attraverso il “benefit mindset” è capace di coniugare il successo proprio, il successo aziendale e la realizzazione del bene collettivo.
La gentilezza è la capacità di capovolgere il paradigma do-ut-des dando priorità alla relazione. Realizzare quel meraviglioso ossimoro che è “avere la premura di aspettare”, decidere cioè intenzionalmente di rallentare se serve per recuperare qualcuno che è rimasto indietro. Significa avere la capacità di permettere agli altri di sviluppare il proprio talento, offrendogli gli strumenti per svilupparlo senza imporre il proprio. Un compito difficilissimo che solo la leadership davvero risonante sa fare.
Essere leadership gentili significa allora puntare sulla risonanza nelle relazioni sociali, mescolando sapientemente autorevolezza ed empatia.
Ma significa soprattutto avere la capacità di avere cura di sé, di orientare verso di sé la stessa attenzione e la stessa cura che mettiamo nel confronto con gli altri. Essere gentili significa infatti abbracciare la propria vulnerabilità e farne strumento per sviluppare forza.
Significa puntare lo sguardo non sui propri piedi ma ben oltre, verso l’orizzonte.
<Quando la misura e la gentilezza si aggiungono alla forza, quest’ultima diventa irresistibile.> Gandhi
Leggi anche <Il potere della gentilezza>: https://cleolicalzi.it/2020/09/19/il-potere-della-gentilezza/