Fare conversazione

Saper fare conversazione non è arte da tutti. I più utilizzano solo parole. Mentre l’antica arte della Conversazione presuppone una metrica combinata di parole, gesti, sguardi, pensieri non pronunciati.

Prevede pause e riprese. Ha ritmi ed armonie differenti. Le parole in una conversazione sono un po’ come note poggiate su un pentagramma: hanno bisogno di trovare quell’assetto armonico che le fa risuonare.

La conversazione si muove poggiandosi anche sui silenzi, sulle parole non dette, sulle intese che si generano attraverso la mimica facciale. Sulle cose successe ‘prima’ che la conversazione inizi, e che hanno a che fare con la fiducia, la connessione, l’empatia.

La conversazione ha infatti una trama che scorre su parole importanti sottolineate da quel tono che appartiene a valori profondi che fuoriescono dal pentagramma della conversazione ed aprono porte che connettono le persone ben oltre lo spazio del dialogo.

La conversazione è fatta di parole ma è soprattutto fatta di ascolto attivo.

Per ascoltare realmente occorre comprendere il significato che sta dentro e dietro le parole. Bisogna che l’altra persona non sia solo ascoltata, ma si senta ascoltata.

Fare conversazione significa entrare in dialogo con gli altri, creare connessioni. Significa aprire i propri confini alle contaminazioni del confronto.

Per fare questo, è necessario esserci. Essere presenti, con il corpo, con la mente e con il cuore. Serve creare spazio per un ascolto empatico.
Occorre sapere gestire i silenzi e le pause e riempirli di contenuto.

Ascoltare significa mettere da parte ego e giudizio, sostituendoli con la curiosità e la voglia di imparare, senza per forza dover dire la propria.
Ascoltare in una conversazione vuol dire prima di tutto capire di cosa ha bisogno la persona che sta parlando. Vuol dire sentire cosa dice il suo corpo, il suo sguardo, la sua postura.

Ascoltare vuol dire avere la generosità di non avere per forza più cose da dire di quelle che si ha voglia di sentire. Epitteto diceva che abbiamo due orecchie ed una sola bocca perché dobbiamo ascoltare il doppio di quanto parliamo. Se si aggiungi il cuore alle orecchie, solo allora il tuo interlocutore si sentirà veramente ascoltato.

La conversazione si snoda su canali di empatia, di fiducia ma soprattutto di generosità. Conversare è infatti accettare un dono che l’altro ci fa. E dobbiamo non presentarci a nostra volta a mani vuote.

La conversazione è generativa. Arricchisce chi vi prende parte autenticamente ed apre porte verso il cambiamento. Crea valore per chi ricerca nella conversazione occasione di crescita. Perché sposta il baricentro fuori dal sé, creando osmosi tra i propri orizzonti e quelli dell’altra parte.

La conversazione è sempre un fatto profondamente intimo che lega le persone. In grado di creare connessioni potentissime.

È volere (e sapere, potere, sentire di) fare dono di sé. Ed invece molti ‘sentono’ nell’unica intenzione di sentire ciò che vogliono sentirsi dire. In questo caso, il dono non si compie. Ma non se ne accorgono nemmeno.

E non è arte di tutti. Richiede intelligenza emotiva, gentilezza, umiltà, autorevolezza, curiosità, creatività, pensiero laterale.

Chiacchierare invece è altro. È roba da tutti. 

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