Non ti disunire: gioca la tua partita!

“Non ti disunire”

“Sì, ma che significa?”

“Lo devi scoprire da solo”.

Il dialogo finale tra Fabio Schisa e Antonio Capuana è il cardine narrativo dell’ultimo film di Paolo Sorrentino <È stata la mano di Dio>.

Una frase che si ispira al gergo calcistico. ‘Non ti disunire!’ è infatti un’espressione utilizzata spesso dagli allenatori per riprendere i difensori poco attenti in fase di copertura, e più in generale i giocatori che dimenticando di avere un preciso ruolo in campo scelgono di non esporsi. E finiscono così per mancare il loro compito.

La metafora calcistica che pervade tutto il film, a partire dal titolo, fa riferimento a Maradona, al suo estro creativo, alla sua capacità di resistere ad ogni attacco degli avversari, di restare ‘centrato’, di risollevarsi sempre.

‘Non ti disunire’ vuol dire non ti disperdere dietro gli ostacoli e le crepe della vita. Non far si che le tue paure ti rendano inautentico. Che gli ostacoli ti rendano incapace (per un meccanismo inconscio di difesa) di vedere le cose nella giusta prospettiva.

Non ti autosabotare. Lascia invece che il tuo talento si esprima, anche attraverso gli errori, le imperfezioni, rimanendo comunque ‘centrato’ sui tuoi obiettivi.

Capuano esorta Fabio a uscire da quel meccanismo di autodifesa che sopprime il suo talento. Perché altrimenti non avrà niente da raccontare. Gli sta dicendo di avere fiducia in sé stesso e di essere finalmente artefice del suo destino. Di accettare il cambiamento, se questo avviene verso l’autenticità.

Gli inciampi dell’agire sono proprio quelli che ci fanno crescere ma solo se non perdiamo mai di vista la nostra autenticità. Liberi dalle gabbie del perfezionismo.

Dobbiamo cominciare allora da noi stessi, dal nostro imperfezionismo. E’ l’unica cosa che possiamo fare, trovare in noi quel baricentro che ci tenga centrati sul campo di pallone.

E’ quella che in leadership development viene chiamata la ‘self-reliance’, la capacità di rimanere autentici trovando in sé un centro inamovibile che permetta di superare gli ostacoli senza mai perdere di vista l’obiettivo finale. Che ci ancòri sui nostri più autentici valori, ma che accetti gli errori come leve per crescere, per agire in un cambiamento che sia veramente generativo.

‘Non ti disunire’ significa non diventare quello che si aspettino che tu diventi, ma scopri in te una ricchezza più grande.

<Trova il tuo talento!>. Rivela il tuo vero io e resta fedele a te stesso.

Non disunirsi vuol dire non disperdersi dietro ai propri limiti, ma generare valore. Vuol dire trovare lo scopo della propria vita, il proprio ikigai.

E lo scopo è rappresentato nel film dall’avere una storia da narrare.

Nessuno ha infatti una storia da raccontare se non fa prima pace con sé stesso, se non si ‘unisce’ ai propri più intimi valori. Conosci il te stesso più autentico, imperfezioni comprese. Perché solo cosi potrai avere una storia da raccontare.

<Ce l’hai una storia da raccontare?> dice infatti Capuana a Fabio per scuoterlo dalle sue paure.

<Se ti disunisci, se gli obiettivi della tua esistenza si anteporranno allo scopo di essa, allora la tua vita sarà dominata dalla paura. E con la paura non si può raccontare niente>.

Capuana esorta Fabio a rientrare negli schemi, per dirla ancora in metafora calcistica, a giocare il suo ruolo. E a non stare a bordo campo, a vedere giocare ad altri la propria partita.

Sarebbe più facile raccontarsela che raccontarla. A raccontarsela si deforma la storia trovando alibi, giustificazioni, colpe, e spostando il bilanciere sempre dalla parte delle altrui responsabilità. Quando finalmente ci ritroviamo, uniti, in squadra con noi stessi, pronti a giocare in campo il nostro ruolo, allora si che abbiamo una storia da raccontare. E da realizzare.

Non ti disunire’ significa allora ‘diventa te stesso’. Guida il cambiamento che ti porterà a realizzare il tuo Io autentico. Gioca la tua partita stando in campo!

E Sorrentino lo dice citando proprio Maradona “Ho fatto quello che ho potuto, non credo di essere andato così male”. Maradona, il talento che sapeva scompigliare gli schemi senza mai disunire sé stesso. Senza mai nascondere le proprie imperfezioni. Come quando mandò in rete un pallone impossibile ricorrendo…alla mano de dios.

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