Essere antifragili

In <Antifragile, prosperare nel disordine>, Nassim Nicholas Taleb offre una prospettiva innovativa per affrontare la crisi, o più in generale le crisi, gli errori, i cambiamenti subiti.

La chiave di tutto potrebbe essere l’antifragilità. Ben diversa dalla resilienza, l’antifragilità è la capacità di lavorare sull’incertezza, su un evento di straordinario imprevisto impatto, per crescere.

Ciò che è resiliente resiste agli shock e rimane identico a sé stesso; l’antifragile invece scopre le sue fragilità, affronta il cambiamento, innova,  e si migliora.

L’antifragilità ci aiuta invece a capire meglio la fragilità, a valutarla come una qualità che spinge a prendere prima consapevolezza delle leve per ripartire, ad abbandonare quella comfort zone che ha sinora rimandato sempre “a domani”  l’innovazione.

L’incertezza, la volatilità sono qualità inevitabili, alla base di tutto di ciò che muta nel tempo. Questo sta succedendo adesso: abbiamo scoperto quanto tutto sia incerto. Tutto sembra sfuggire al nostro controllo. Ed allora usiamo questo tempo per imparare a diventare antifragili e prepararci a ripartire.

Perché la variabile decisiva sarà la velocità di reazione, la creatività, l’attitudine ad innovarsi, la capacità di uscire dalla comfort zone ed affrontare il nuovo scenario. La capacità di cambiare.

E’ nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato”. Albert Einstein nel 1931, ne “il mondo come io lo vedo” aveva tracciato la direzione. A noi sta oggi, raccogliere la sfida.

Non possiamo incidere sulla pandemia se prima non ci sottraiamo al contagio; non possiamo pensare di far ripartire il business senza prima ridurre le perdite; non è possibile chiedere alle imprese di ripartire se non immettiamo liquidità nel sistema. Così non possiamo diventare antifragili se non partiamo dalle nostre fragilità.

La debolezza della modernità sta proprio nell’avere ignorato la fragilità, dando spazio ad una società deterministica. La situazione odierna ci ha improvvisamente dispiegato il maggior fattore di fragilità della società, nonché il principale generatore di crisi : l’attitudine a non mettersi in gioco.

Lo stiamo vivendo tutti nella nostra pelle: l’emergenza coronavirus ha cambiato le nostre abitudini, il nostro modo di lavorare. Ma sta, in modo ancora più incisivo, cambiando i sistemi produttivi ormai minati dalla incertezza e dalla volatilità.

Il rischio di impresa è diventato rischio di sistema. Il vantaggio competitivo sarà allora in chi più rapidamente innova, creando discontinuità dal sistema.

Il reinventarsi, l’aggiornamento continuo del proprio bagaglio di competenze non sono più un lusso, ma una pratica essenziale quotidiana. Necessaria per resistere e competere in un ecosistema che non ha più scenari di lungo periodo ma che evolve continuamente.

Questo ci sta insegnando l’emergenza di questi giorni: bisogna farsi trovare pronti al cambiamento.

 

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