Magari domani resto…al Sud

Sulla quarta di copertina dell’ultimo libro di Lorenzo Marone, giovane scrittore napoletano c’è scritto : “Ci proviamo tutti a spiccare il volo, per poi la sera ripararci sotto le pergole dei nostri piccoli gesti quotidiani. Essere abitudinari non è così da sfigati. I bambini sono abitudinari. E i cani. Il meglio che c’è in giro”.

Sembra un inno all’inerzia, alla rassegnazione. E invece è un inno a smettere di delegare ad altri la nostra crescita e tirare invece fuori caparbiamente il meglio che abbiamo, liberando le energie più valide e mettendoci in gioco. Da adulti. Perché i bambini ed i cani – essere certamente superiori – solo una cosa non hanno: la consapevolezza e l’esperienza che possono rendere responsabilmente autonomi nelle scelte.

Solo leggendo il libro in compagnia della protagonista Luce che ci fa  ritrovare immersi tra i suoni, gli odori, l’ironia e la positività dei vicoli di una città del migliore Sud, si coglie il senso della provocazione dell’autore, che è poi il bivio con cui oggi devono fare i conti i nostri giovani : andarsene seguendo l’impulso di spiccare il volo come chi lo ha fatto nel libro (talvolta solo per scappare dalle responsabilità di una vita differente dalle generiche e popolari aspettative collettive senza poi mai realizzare veramente quel volo ma solo cercando un altro nido dove stare a covare) oppure restare trovando la felicità proprio nel piccolo pezzetto di mondo  in cui si è avuto il dono di nascere e cercare di costruirsi la propria realizzazione con fatica ma rivendicando con orgoglio la propria identità territoriale e il diritto ad essere protagonista della propria vita?

La risposta ve la suggerisce il titolo del libro: Magari domani resto.

Magari è una meravigliosa parola molto usata nel frasario del Sud Italia ma su cui forse non abbiamo mai riflettuto sul suo vero significato. Magari deriva dalla parola greca Makarìe che vuol dire Felice. Esprime in modo sintetico una particolare emozione che contiene desiderio ed entusiasmo e che viene spesso seguita da una proposizione con il verbo all’imperfetto (“magari fosse vero”).

Magari esprime l’essenza della nikefobia, la paura di avere successo, che determina quei comportamenti tipici dell’autosabotaggio (https://cleolicalzi.it/2021/05/20/il-nemico-che-ce-in-noi/). Quelle insidie dove nascondiamo la nostra incapacità di affrontare le nostre sfide.

Magari è una parola che racchiude insieme tutte le meravigliose contraddizioni del Sud: quel difficile equilibrio tra la voglia di rivoltare il mondo e il pessimismo che fa fermare alla soglia degli propri entusiasmi mettendosi da solo l’etichetta di non-raggiungibilità dei propri obiettivi, quasi per ereditaria condizione.

Solo una “grande femmena del Sud che proprio non ci sta a farsi mettere i piedi in testa” di nome Luce (ed il nome non è un caso) poteva spingere i giovani con il linguaggio giusto a pretendere di scegliere di investire nel loro futuro al Sud.

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