Il mare di settembre parla di cambiamento.
È un mare che sussurra pensieri nuovi. Che sembra portare con sè i detriti del mare di agosto e invece ha già mutato colori e la sua acqua adesso è cristallina.
È un mare che ha aspettato, paziente, lasciando che facessero il loro tempo le mareggiate invernali, i primi bagni di giugno, le risacche di luglio e la folla di agosto.
Lambisce la riva in un abbraccio silenzioso, riportando al largo i detriti lasciati dalla stagione trascorsa.
Il mare di settembre ha riflessi luminosi che rivelano il colore dei fondali. Gli stessi fondali che appena qualche giorno prima, nella confusione di agosto, non vedevamo.
La sua risacca ha un suono leggero come quelle nenie che ti cullano i pensieri senza la pretesa di cambiarli.
È un mare che dà fiducia e suggerisce l’azione generativa tipica del cambiamento.
Il mare di settembre ci insegna il valore dell’antifragilità. Ci aiuta a farci domande ed entrare dentro i nostri pensieri. Ci fa sentire il rumore del mare dentro la conchiglia.
E’ un mare colto nei suoi colori autentici, che profuma di verità. Che ha spazzato le effimere illusioni dell’estate quando insieme ai vestiti alleggeriamo i pensieri e preferiamo bruciarci al sole ed esporci nelle peggiori ore, invece che accettare il passare delle stagioni e cambiare le nostre abitudini. Il mare di settembre non brucia, ma regala la brezza che invita a mollare gli ormeggi e lasciare il porto.
Il mare di settembre è infondo come le cose autentiche di cui ci accorgiamo solo dopo che ci siamo bagnati in mari di effimere illusioni o rischiato di affogare in onde confuse. Nei tanti mari affollati d’estate in cui abbiamo invano cercato il cambiamento, senza esserne consapevoli.
Il cambiamento non appartiene all’estate delle cose. E quando arriva, cioè quando cambiano le stagioni, te ne accorgi. Perché ha già iniziato a scaldarti i pensieri. A prepararti ad una nuova stagione.
Il mare di settembre
