Il potere della Gentilezza

La gentilezza è una <modalità>, che può orientare il cambiamento.

Essere gentili non è sempre il percorso più agile perché la nostra mente presta attenzione soprattutto alle cattive notizie e quando siamo sommersi da stimoli negativi, si tende ad innestare la “marcia della resilienza”, che è una marcia che trascura il valore della gentilezza a favore di una prospettiva che cerca di riportare “con ogni sforzo” allo status quo perso.

La prospettiva dell’antifragilità è invece diversa perché presta attenzione a ciò che va cambiato, che va costruito, non a ciò che si è perduto. La prospettiva antifragile costruisce la consapevolezza che “è finito un ciclo e bisogna costruirne un altro”. Accettare,consapevolmente, il chiudersi di un ciclo e il nascere di un altro, spinge a puntare (anche) sulla strategia della gentilezza. Come leva di cambiamento generativo.

La gentilezza è attivata dall’empatia cognitiva; il che significa non solo capire le emozioni degli altri, ma anche vedere la realtà come la vedono gli altri, prestare attenzione ai dettagli, ascoltare le ragioni dell’altro. Senza rimanere radicati pervicacemente nelle proprie (resistendo, per l’appunto).

La gentilezza consapevole, quella cioè messa in atto non per indole ma per scelta, é un pungolo al cambiamento.

«Per uscire dalle crisi bisogna cominciare a vedere il mondo con gli occhi degli altri», ha detto Barack Obama. Vedere il mondo non solo dalla propria (ferma) prospettiva, ma in movimento, attraverso gli occhi (e le idee) degli altri.

Il paradigma del cambiamento può trovare un alleato straordinario nella gentilezza, nella positività, nell’altruismo, nel pensare “al plurale”.

Per essere gentili bisogna essere “connessi”. L’agire gentile richiede consapevolezza ed attenzione, per tornare a notare e apprezzare le piccole cose. Perché son quelle che contribuiscono a dar senso e probabilmente risposte alle mille eterne domande dell’animo umano. Insomma, una nuova forma di linguaggio, una coraggiosa cultura, che mette in campo il vero cambiamento.

Ma richiede anche gratitudine: perché se non sappiamo riconoscere le cose e apprezzarle non sapremo imparare da esse.

Anche nel lavoro, perché permette lo sviluppo di leadership generative che mettono in circolo valore e talenti. In economia comportamentale, la gentilezza è una “strategia” per la gestione dei conflitti e delle negoziazioni.

Ma è anche la caratteristica della leadership generativa. Che trae la sua forza da un pensiero collettivo e sa armonizzare i contrasti di opinione con competenza e metodo.

Serve allenamento, per imparare la gentilezza. Per far sì che la gentilezza sia autentica e generativa, e non mera esternazione senza valore.

La gentilezza infatti non è affabilità vuota, sorriso a 32 denti, pindarico esercizio di affabulazione lessicale. La gentilezza per essere autentica e vincente necessita di una corretta consapevolezza di sé, necessita della competenza necessaria a corroborare l’autostima e la capacità autentica di leadership generativa.

«Se ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, meglio essere gentile» (Wayne Dyer)

6 pensieri riguardo “Il potere della Gentilezza

  1. Brava Cleo, articolo da incorniciare. Eleviamo valori che sembrano andati perduti, anche il linguaggio deve recuperare e tornare ad essere gentile. Basta arroganza e sproloquio. Le persone gentili, facci caso, parlano a voce bassa, anche quello significa rispettare il territorio altrui, fare arrivare un messaggio con dolcezza. Brava

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  2. Se posso esprimere un pensiero, credo che la gentilezza si sia persa con il tempo perchè la sfiducia (in parte dovuta ad abusi di quest’ultima ed a mainstream), ci abbia portato a pensare che non ci si può fidare degli altri. Oltre a questo, che esprime la mia personale convinzione che che la gentilezza sia figlia dell’educazione quanto della fiducia, assistiamo sempre di più alla tendenza, credo ormai irreversibile del motto “una buona azione non sarà mai impunita”.

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    1. Si parla qui di una gentilezza come modalità di lavoro e componente di leadership generatrice. Come leva di cambiamento sul lavoro. Cosa come detto alla fine diversa dalle ‘buone maniere’ sempre e comunque apprezzabili.

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      1. Come ho scritto infatti, anche se, come ho detto nel commento precedente, sta all’educazione ed alla percezione di ciò che “merita” la nostra fiducia. Se non si è educati dalla famiglia a lavorare apprezzando determinati valori o modi di fare, non c’è niente da fare. Se si viene bombardati dal mainstream con messaggi “detrattori”, non si potrà mai acquisire quella serenità che possa mettere le genti “sottoposte” a vivere la propria condizione collaborativa senza “fraintendere” determinati atteggiamenti. Questa è la mia esperienza di vita.

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