La sera prima dei morti è sempre stata in Sicilia una sera speciale. I nostri genitori nascondevano i giocattoli scelti per noi figli sotto al letto. Piccole cose ricercate con cura. Giocattoli semplici, senza tecnologia ma fatti di materiali semplici. Comprati nelle bancarelle appositamente predisposte nelle strade della città e non in un caotico centro commerciale.
Nelle case, nella sala da pranzo, dominava la scena la “Pupaaccena” che continuamente “spizzuliata” nella parte posteriore (da mani che rimanevano ignote con la compiacenza divertita dei grandi) improvvisamente stramazzava a terra. Stava esposta anche la frutta di martorana che con i suoi colori decorava la credenza e svelava la sapienza di una tradizione rinnovata con dedizione. Anche lei simbolo dell’attesa dei morti.
E noi figli li aspettavamo con ansia “quei morti”, a noi cosi cari, che venivano a trovarci per portarci quei regali che tanto aspettavamo. Doni in anticipo sulla scadenza di natale, e per questo attesi con maggiore desiderio, perchè non avevamo potuto chiedere come avremmo fatto il mese dopo con la lettera a babbo natale, ma dovevamo affidarsi alla loro capacità di interpretare i nostri desideri.
Regali semplici ma preziosi perché scelti con cura, senza la fretta caotica e consumistica tipica del Natale. Regali mirati a farci far pace con le nostre paure.
Non c’era nessun pensiero negativo, nessuna angoscia per la presenza di quegli spiriti buoni tra noi, ma solo tanta attesa, gioia e curiosità che alimentava buonumore e ci teneva svegli per l’emozione.
Abbiamo amato quelle notti in attesa dei morti perché ci ricordavano il valore della presenza.
Non dimentichiamo le nostre abitudini e insegniamo ai bambini che esiste anche un’altra dimensione: la morte fa parte della vita. A volte capita anche di incontrarla troppo presto, e a volte ci tocca troppo da vicino quando non siamo ancora preparati, ma anche a quella dobbiamo imparare a guardare come un “passaggio” che fa parte di noi e ci rende più forti perché più sensibili e per questo ancora piú aperti alla vita.
Nessuna zucca quindi stanotte, nè dolcetti e scherzetti, ma la sensazione rinnovata del calore delle tradizioni, che rivive attraverso il ricordo dei defunti ed il rispetto del valore immenso della Vita. Gratitudine.
Questa notte sarà, ancora una volta, attesa desiderosa di quegli incontri maestri di vita e di cambiamento. Perché ci insegnano a stare sintonizzati sul presente e sulle emozioni dandoci le ancore necessarie per costruire cambiamento.