La notte che precede l’Epifania è la dodicesima notte dopo il solstizio d’inverno. È una notte simbolicamente molto importante rappresentata anche da William Shakespeare.
Nella tradizione contadina è la notte delle potature. Rappresenta la fine di un ciclo, quel momento di consapevolezza che apre la porta ad un cambiamento. La potatura ci indica proprio il valore del “lasciare andare”, del far accadere, per permettere il cambiamento.
Epifania significa manifestazione; è il manifestarsi di qualcosa su cui poniamo l’attenzione dopo avere fatto spazio dentro di noi. L’Epifania ci consente di porre l’attenzione su ciò che ha a che fare con l’essenziale, ovvero ciò che genera valore; ci permette di far luce su ciò che deve essere ‘messo da parte’, insegnandoci a “fare spazio” al cambiamento.
Vissuta così diventa la notte in cui lasciare andare. Il momento per far luce su quelle cose che abbiamo ignorato, che abbiamo sottratto alla nostra prospettiva e che oggi emergono chiare. Permettendoci di dar vita a nuovi cicli.
Così accade, da sempre. Per agire si deve prima darsi la possibilità di percepire, ascoltare, osservare. Poi, al momento giusto, raccogliere e capire cosa è rimasto in fondo al setaccio della nostra sensibilità. Separare il superfluo dalle pietruzze dorate, creare connessioni e capire quale nuova direzione prendere.
<Verranno a cercarci, a disturbarci il sonno, a disturbare il nostro giorno, come una fitta improvvisa sotto il costato, le cose che abbiamo ignorato> Niccolò Fabi, Le cose che non abbiamo detto