PierSanti Mattarella, l’innovatore.
Avevo 14 anni il 6 gennaio 1980, la mattina in cui fu ucciso a pochi metri da casa mia Piersanti Mattarella.
Abbastanza per apprezzare l’umanità e la generosità di animo della Persona e la statura morale ed etica, ma non ancora abbastanza per capire la levatura e la visione innovativa del politico e il rispetto profondo della politica come unicamente finalizzato al bene comune.
Ma mi colpirono già allora le sue parole sulle <carte in regola>, espressione con la quale intendeva sottolineare il dovere, per la classe politica, di portare avanti un’azione rigorosa, non alla ricerca del consenso ma solo tesa alla realizzazione del bene collettivo. Un’azione quotidiana, portata avanti senza se e senza ma, intesa come unica via per contrastare il potere mafioso che allora aveva anche la fascia delle Istituzioni e che si contrapponeva in modo stagliante al modus operandi di chi in quegli anni era sindaco della mia città.
Molto tempo dopo ho “studiato” i suoi lavori imparando che dentro quelle “carte in regola” c’era anche per la classe politica del Sud il dovere di non andare a Roma ‘con il cappello in mano’ a chiedere misure assistenziali o ‘pannicelli caldi’ ma reclamare i propri diritti in nome dell’unità nazionale e dei principi costituzionali di solidarietà.
Nelle “carte in regola” di Piersanti Mattarella c’era la ferma volontà di investire sui giovani, affinché si formasse una nuova generazione consapevole del ruolo innovatore che deve assumere la politica, non per conservare posizioni di rendita ma per costruire sviluppo e coesione sociale.
Solo molto piú avanti, quando mi trovai a dirigere un ufficio regionale, che lui aveva autorevolmente presieduto, lasciando un indelebile segno malgrado la pur giovane età, ebbi modo di apprezzare la portata innovativa di alcune sue riforme quali quelle relativa alla programmazione pluriennale della spesa e alla visione a lungo termine della spesa ma anche sulla parifica dei bilanci, la trasparenza negli appalti, la revisione dei piani urbanistici. Riforme di 30 anni prima ma tanto attuali quanto spesso disattese.
E quando per lavoro mi è capitato di sedere per lunghe ore nell’aula a lui intestata all’interno del Parlamento regionale, ammirata dalla bellezza dei soffitti di quella stanza, ho spesso pensato a quanto, per difendere la #bellezza della sua terra, oltre che con le carte in regola, Piersanti Mattarella affrontava il quotidiano e le sue battaglie politiche, anche all’interno del suo partito, sempre con la schiena diritta e profondo amore per la sua terra.
Colpisce, leggendo una accanto all’altra sulla sua tomba a Castellammare del Golfo le date della sua nascita e della sua morte, distanziate solo da 45 anni, la mancanza ed il senso di incompiuto delle sue riforme. Cosa sarebbe oggi la #Sicilia se il Presidente Mattarella avesse avuto il tempo per attuare le sue riforme? Cosa sarebbe accaduto a tutti noi se avesse potuto traghettare la Sicilia dagli anni ’70 ad oggi con il suo rigore e le sue carte in regola, cambiandone sicuramente il destino?
È enorme l’eredità che ci ha lasciato Piersanti Mattarella; dal suo rigore, dalla sua visione innovativa, dal suo ottimismo pragmatico che perseguita senza se e senza il cambiamento e dai suoi valori abbiamo, ancora oggi, da imparare moltissimo.