L’assenza di leadership si manifesta anche nella necessità di esercitare il controllo. L’inadeguatezza trova infatti conforto nel ‘controllo delle cose’, nell’idealizzazione di un cambiamento pianificato in ogni piccolo dettaglio, e che si arresta al primo ‘cambio di programma’. Nell’assenza di un varco per dare spazio alla creatività.
“Smettere di controllare” è un cortometraggio di animazione il cui protagonista è Dechen, un giovane monaco buddista che ha una grande passione per il giardinaggio ed in particolare di un fiore che ha sottratto alla tempesta e del quale si prende cura con dedizione. Una dedizione “totalizzante”: quotidianamente Dechen controlla con cura ogni minimo progresso e dedica il suo tempo a dedicarsi alla crescita del suo fiore. Dechen nutre le sue aspettative, mentre nutre il suo fiore.
Dechan controlla con certosina applicazione l’avanzamento delle sue aspettative. Ma nonostante le sue incessanti cure e la sua ‘dedizione’, accade che il fiore piano piano smette di crescere e perde vitalità. Fino a quando l’appassire del fiore provoca in Dechen incomprensione e demotivazione.
Dechen – che associa il risultato al suo impegno – non riesce ad accettare la situazione e cerca in ogni modo di trovare nella sua cura il motivo della reazione del fiore. Chiede quindi aiuto ad Angmo, che lo invita a lasciare che il fiore trovi la sua strada. Lo sprone di Angmo spinge finalmente Dechen fuori dall’ambito di visuale in cui la sua cura dei dettagli lo aveva piano piano rinchiuso.
Lontano dalla sua “gabbia” di convinzioni e di abitudini, Dechen trova altri interessi. Si distrae dal suo fiore, e lo lascia al suo destino di crescita. E solo così, quando torna a fargli visita, lo trova in splendida forma. Potendone finalmente cogliere la meraviglia della piena fioritura.
Dechen sperimenta così che solo eliminando la necessità di potere e di controllo, il suo fiore comincia a sbocciare di nuovo.
“Smettere di controllare” insegna che è indispensabile sapere distinguere tra impegno e controllo, tra cura e controllo. Il cambiamento nasce proprio dalla capacità di fare questa distinzione, imparando a lasciare lo spazio alle cose, alle persone, ai talenti, alle organizzazioni di lavoro, di evolvere e crescere. Lasciando che il talento della squadra esprima il suo valore sotto la guida della leadership e non sotto il suo controllo. Guidando il cambiamento, ma non ‘obbligando’ il cambiamento.
Insegna a smettere di pianificare tutti i dettagli della partenza, rimandando il cambiamento. Vedendolo appassire per la ‘troppa cura dei particolari’.
Se pretendiamo di avere tutto sotto controllo, pensando di indicare deterministicamente una direzione, e imporla al gruppo, senza la necessaria ‘agilità’, senza accogliere il feedback, resteremo a guardare un fiore che piano piano perde la sua forza innovativa. Perde la potenza della sua generatività.
Dobbiamo invece abbracciare la complessità e l’incertezza. Imparare a liberarci delle catene che imprigionano le causalità in un destino già definito. E generare invece cambiamento proprio dal dettaglio ‘fuori posto’ che apre le porte alla potenza della creatività. E che ci viene rivelata solo nel momento in cui…perdiamo il controllo.
“Chi soffre prima del tempo soffre più del necessario.” Seneca
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