<Siamo ciò che pensiamo: i nostri pensieri e la nostra costruzione della realtà influenzano inevitabilmente le nostre azioni.>
Pensiero e linguaggio positivo sono armi importanti della leadership, ma come tutte le competenze hanno bisogno di allenamento, di pratica, e persino di corroborarsi negli errori per potere dare loro i frutti.
La leadership deve infatti sapere imparare a confrontarsi con i propri obiettivi, entrando nel <giusto dialogo> con loro. Deve essere autentica.
La generatività e la capacità di incidere sulle cose nasce infatti dalla consapevolezza, e dalla capacità di lavorare sul pensiero positivo che si apprende con l’allenamento a <dirsi le giuste cose>.
Il self talk – il dialogo interno – è uno strumento molto potente, se lo sappiamo usare, per crescere in consapevolezza, costruendo quelle basi che ci sono necessarie per costruire la nostra forza interiore e liberare i nostri talenti.
Il linguaggio è infatti una leva fondamentale in grado di agire sull’inconscio, sul pensiero e, a catena, sugli stati d’animo, sulle azioni e quindi sui risultati.
Questo vale sia in positivo che in negativo.
Quello che dobbiamo imparare a fare è ridurre i dialoghi in negativo, silenziando quegli elementi di distrazione (rumori) che conducono all’autosabotaggio (https://cleolicalzi.it/2021/05/20/il-nemico-che-ce-in-noi/), ed amplificare l’audio nei dialoghi in positivo.
Frasi o immagini positive possono infatti aiutare ad ottimizzare una prestazione, a concentrarsi maggiormente sul focus reale, a migliorare la percezione che si ha di sé stessi dando potenza ai propri talenti.
Viceversa, se i nostri dialoghi interni sono troppo critici, negativi o pessimisti possono avere un effetto ostacolante e produrre il fenomeno della profezia che si autoavvera.
Non siamo abituati al dialogo interno, anzi spesso lo sfuggiamo per concentrarci invece sulla comunicazione esteriore; ma le due cose sono correlate ed interagenti e solo insieme permettono di ottenere sempre migliori risultati nella vita.
Il Self talk – il dialogo interiore con la parte più autentica di noi – ci aiuta a superare tutto questo e ci fa rimanere focalizzati sull’obiettivo prefissato, sviluppando quella motivazione che costruisce il risultato.
Crederci e sostenersi ricorrendo al pensiero positivo serve a lavorare sul ‘focus’, ovvero sull’essenziale, senza lasciarsi distrarre dai ‘rumori’ che inneschiamo per sottrarci alle sfide.
Il dialogo interiore invece punta a massimizzare l’attenzione sugli obiettivi e ad amplificare la motivazione guidandoci nella giusta direzione e sostenendoci ad abbandonare la comfort zone.
Il dialogo interiore facilita il proprio percorso dal nostro sé attuale al nostro sé più autentico. Un percorso in cui dobbiamo farci guidare connettendoci con noi stessi e con le sfide che affrontiamo e lavorando quindi sui processi di consapevolezza.
Il focus deve essere sempre sul ‘qui ed ora’. Mai riflesso al passato, ripercorrendo mentalmente tutte le volte che si è fatto in un modo e si è ottenuto per conseguenza un certo risultato. Dobbiamo invece agire estrapolando il ricordo dal contesto e imparando invece a sviluppare la lezione dal passato e lavorare sulla fecondità dei nostri errori (https://cleolicalzi.it/2021/09/09/errori-fecondi/).
Il focus non deve nemmeno essere proiettato ad futuro ‘distante’, spostando l’attenzione dalla prestazione sul prossimo obiettivo e aggiungendo al contesto tutte quelle variabili futuristiche che provano a immaginare cosa potrebbe accadere ‘dopo’, ma sfuggendo di fatto da quello che <sta accadendo ora> o ancor di più da quello che tocca a noi far accadere.
Proiettare al futuro il dialogo trascura infatti una variabile importante: il nostro sé in divenire, ovvero ciò che potremo diventare attraverso la sperimentazione dei nostri ‘qui ed ora’. Attraverso la trasformazione generativa dei nostri errori.
Attraverso il dialogo interiore impariamo a sviluppare l’autoinduzione dello stato emotivo desiderato: autocontrollo, attenzione, concentrazione, energia, autostima, carico motivazionale positivo, gestione ottimale delle proprie risorse, sviluppo dei propri talenti.
E costruiamo quell’habitat mentale, quella ‘giusta narrazione di sé’ che ci permette di …far accadere le cose.