Noi siamo immortali (storia di un In-Super-abile)

<Non ho mai messo di vivere e volare. Non ho chiuso a chiave i miei sogni. Sono molte le cose che mi mancano: mi manca suonare uno strumento, abbracciare gli amici, accarezzare un cane, passarmi le mani tra i capelli o affondarle nella terra del mio giardino, prepararmi il caffè, dare calci ad un pallone, correre a perdifiato…>

Noi siamo immortali è la storia di un cambiamento. Un libro, scritto a 4 mani ed una sedia a rotelle, che fa venire voglia di <camminarci dentro>, insieme a Giovanni, un change trainer In-Super-Abile.

E’ la storia vera di un cambiamento generativo. Il cambiamento, non facile, sofferto, progressivo, vissuto da Giovanni Cupidi e dal suo esercito (in primis il Generale, suo Padre, ma anche la mamma di Giovanni, Chiara la sorella, e tutta la squadra di amici), che ha lavorato non sull’Io ma sul Noi e così “da un improvviso limite” ha generato azione e valore collettivo.

Giovanni infatti oggi guida un movimento collettivo per la difesa dei diritti di tutti, per una cultura della disabilità che altro non è che una cultura ai diritti e doveri di tutti; che è nato nel 2017 con “la rivolta delle carrozzine” dove Giovanni insieme a migliaia di altre persone rivendica il diritto ad essere un contribuente e non un assistito.

Un cambiamento di prospettiva necessario se si vuole lavorare sul cambiamento di paradigma culturale.

Le parole ironiche con cui Giovanni racconta il suo cambiamento di vita ci costringono a <rallentare>, e a soffermarci curiosi di conoscere Giovanni ed insieme a lui condividere la storia di tutti gli IMMORTALI, che non sono coloro che non muoiono mai, ma coloro che non si arrendono mai.

E che se trovano la strada barrata da un imprevisto che ne scombussola la direzione, ricuciono le vele strappate dal naufragio, raddrizzano l’albero maestro e riprendono il largo. Su un’altra rotta. Ma sempre con lo sguardo rivolto all’orizzonte e non alla riva.

Una lezione di cambiamento. Perché è una storia che fa sentire impreparati a sperimentare la vita attraverso un’altra prospettiva. Ci mette davanti ai nostri limiti e dà una scossa a tutti quelli che gettano via il guanto di sfida della vita alla prima difficoltà. E non provano invece a ricominciare, con un altro sguardo.

Infondo nel libro di Giovanni ci siamo tutti noi, e se non ci ritroviamo è perché siamo (dis)abili, e non abbiamo ancora sviluppato l’abilità di cambiare guardando il mondo da ogni possibile prospettiva, compreso quella dell’imprevisto che ti cambia la vita (e la cambia al sistema di relazioni che ci circonda) rimanendo bloccati solo sulla nostra traiettoria. Rimanendo resilienti culturalmente, invece di lavorare sul necessario cambio di prospettiva.

La sfida che ci manda Giovanni è di metterci in gioco, nonostante le difficoltà. Proprio come ha fatto lui. Riprendere sempre il largo dopo un naufragio.

Questo libro ci regala anche importanti riflessioni sull’amore per la vita – la vita a qualunque costo – e sull’importanza di essere liberi di scegliere cosa fare della nostra vita. L’autodeterminazione come variabile cha cambia l’equazione della vita.

Chi è Giovanni? Giovanni è un In-Super-Abile. Una Persona che ha deciso di vivere nel miglior modo possibile. Convinto, come dice nell’ultima pagina del libro, che il meglio deve ancora venire.

E’ un punteruolo animato, che ha scardinato certezze ed obbligato chi si imbatte in lui a riflettere sul senso delle cose e sulla vita. Impossibile non accorgersi di Giovanni, perché Giovanni è un atleta della vita, uno che anche dopo la malattia che a 13 anni lo ha immobilizzato, non ha mai smesso di “correre”.

“Per merito mio”, piace ripetere a Giovanni, per ribadire la sua voglia di autodeterminazione, fattore chiave del suo percorso di cambiamento. Giovanni lotta per una vita che dipenda da lui, per il diritto di compiere le sue scelte di cambiamento, di uscire da casa quando vuole, di andare ai concerti, di poter fare il lavoro per il quale si è laureato e specializzato.

Nella vita, dice la storia di Giovanni, tutti dovremmo avere il diritto a volgere la prua verso l’alto e dirigerci verso l’orizzonte. Non accontentarci di rimanere ancorati alla boa, dando ad altri il timone delle nostre scelte.

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