É ora di issare le vele (il paradosso di Easterlin)

Il periodo ci sta sempre più portando all’attenzione il valore di un bene intangibile quanto indispensabile: la qualità della vita.

É dalla qualità della vita che dipende la nostra felicità. Perché cambia la prospettiva. Modifica i punti di riferimento, le coordinate dei desideri. Mette a fuoco l’essenziale ed offusca le paure.

Il paradosso di Easterlin rivela la relazione che esiste tra Pil e felicità. Un rapporto mutevole, che si modifica al variare del rapporto dimensionale tra le due entità e che tende a svanire all’aumentare dei reddito oltre una certa soglia.

E’ stato proprio il paradosso dell’economista Richard Easterlin ad avere dato vita al filone di economia della felicità, che si occupa di studiare quelle che sono le determinanti del benessere integrale delle persone, le loro aspirazioni, le opportunità, le libertà, i fattori genetici, la qualità delle loro relazioni. Cosa rende felice nella società veloce di oggi.

E quindi, rapportandolo al tema del cambiamento, quale è “la direzione che dovremmo dare alle nostre vele” per essere felici (oltre che produttivi).

Nel tentativo di dare una dimensione al benessere, l’Istat ha proposto il Bes – l’indicatore complesso di misura del benessere equo e sostenibile, che cerca di esprimere una misura della soddisfazione, integrando la tradizionale valutazione della crescita economica basata sulla ricchezza economica, con indicazioni che derivano da altri domini della vita: i diritti, l’ambiente, la salute, la qualità urbana, la disponibilità di servizi, etc…

Tutti i modelli di economia della felicità provano a dare una misura del valore della vita non solo attraverso il mero parametro del reddito, ma attraverso la capacità di realizzare una qualità che caratterizzi la nostra vita.

Un formidabile acceleratore di ‘ricchezza’ é allora la consapevolezza, perché ci aiuta a mettere in ordine tutte quelle variabili che, ben oltre il reddito, influenzano il senso di soddisfazione che ognuno di noi, soggettivamente, sperimenta rispetto alla sua vita.

Variabili, che significa quindi non un valore assoluto ma valori soggetti al cambiamento. Non esiste infatti un’equazione perfetta, o una combinazione di fattori valida per tutti e in ogni momento.

Il cambiamento dipende dalla sperimentazione di un “qui ed ora” che va ad incontrarsi armonicamente con quello che siamo già stati e ci proietta verso quello che vorremmo essere. Aggiungendo o sottraendo, a seconda del grado di soddisfazione di cui realizziamo consapevolezza.

Il cambiamento è allora un viaggio destinazione benessere. Ma non per conquistarlo il benessere, ma per sperimentarlo. Perché sarà proprio quel “benessere” a darci la rotta per i prossimi viaggi. A dare direzione alle nostre vele. A farci venire voglia di prendere nuovamente il largo.

<Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare> (Seneca)

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