Il volo di Jonathan Livingston

Il gabbiano Jonathan Livingston è il noto racconto di Richard Bach che parla di cambiamento. E’ infatti la storia di un gabbiano che lavora a trasformare le sue consapevolezze per generare cambiamento.

Il libro è dedicato dal suo autore “al vero gabbiano Jonathan, che vive in ognuno di noi”. A quell’Io che si mette in moto sul percorso del cambiamento.

Provo a ripercorrerlo, seguendo il volo del gabbiano Jonathan, evidenziando le <parole del cambiamento>. Questo breve romanzo, denso di significati, si esprime infatti attraverso il linguaggio simbolico delle “favole”, parlando di cambiamento e delle tappe inevitabili del percorso che porta a creare valore dal cambiamento.

Ci invita ad abbandonare la quiete della zona comfort e farci guidare dalla consapevolezza, per arrivare a volare oltre, creando connessioni utili a coinvolgere gli altri dentro il cambiamento.

Volare, e farlo osando là dove nessuno ha mai osato, è perseguire il cambiamento generativo, per ricercare valore oltre il quotidiano.

Jonathan Livingston è un gabbiano che avverte il divenire e che vuole cambiare e che viene esiliato dal suo stormo, che lo considera troppo audace.

Per questo il Gabbiano Jonathan per tutta la vita si dedica con perizia allo studio del volo. Approfondisce la conoscenza senza accontentarsi dei limiti insiti nella percezione o del pensiero dominante, cercando sempre di imparare nuove acrobazie.

Fino all’ultimo giorno, nel quale viene raggiunto da due gabbiani bianchi che lo conducono in un luogo dove Jonathan, sotto la guida di altri gabbiani (i pungoli del cambiamento), scopre il segreto della gratitudine e inizia il suo viaggio dentro la consapevolezza.

Jonathan comprenderà che lo scopo della sua vita non è solo volare per il gusto di farlo, ma è condividere la sua conoscenza con altri. Creando connessioni.

Il Gabbiano Jonathan ci invita a imparare il valore del cambiamento: non accontentarsi, ma cercare ogni giorno qualcosa che ci possa meravigliare; avere uno scopo e non rimanere incatenati in una realtà che tarpa le ali, impedendoci di sviluppare il nostro potenziale.

Ci insegna a riconoscere che la vita è un percorso, difficile a volte, che vale la pena intraprendere dando noi la guida alle trasformazioni. E’ un’avventura da affrontare, con la consapevolezza che essere sé stessi sino in fondo, lavorare sull’autenticità, è necessario innanzitutto per noi. Ma che una volta intrapreso la scelta, serve dargli valore attraverso le connessioni ed imparando quindi a stare in ascolto, a creare connessioni generative.

Il gabbiano, volando più in alto del quotidiano e oltre il pensiero dominante, ci invita a guardare il mondo con occhi rinnovati, allargando la nostra prospettiva.

“Non dar retta ai tuoi occhi, e non credere a quello che vedi. Gli occhi vedono solo ciò che è limitato. Guarda col tuo intelletto, e scopri quello che conosci già, allora imparerai come si vola”

Spesso ci limitiamo davanti agli ostacoli e alla paura di affrontare la complessità. Temiamo i cambiamenti perché ci costringono ad uscire dalla nostra “zona comfort”. E ci impediamo di intraprendere quel volo per cui abbiamo le ali, ci immediato di lavorare sui nostri talenti.


Il caos che il cambiamento “sembra” portare in sé ha bisogno di un volo alto, di uno sguardo allargato che vada oltre la complessità. Ha bisogno di semplificare e dare una direzione generativa al nostro scegliere.

Per questa ragione, il primo passo per superare un cambiamento deve essere quello di imparare a gestire l’incertezza, ricercando la connessione con il nostro sé più autentico e facendoci guidare le nostre scelte dai valori e dalle connessioni generative.

Jonathan Livingston impara prima di tutto a disapprendere, a far spazio a nuove conoscenze. Impara ad abbandonare le sue certezze e ad apprenderne altre, proprio attivando connessioni.

Si rivolge a Chang, il gabbiano più anziano e forse per questo visto come quello con la maggiore conoscenza, per chiedergli di insegnargli a volare alla velocità del pensiero, per oltrepassare la soglia del “hic et nunc”.

Chang lo invita a riflettere proprio sulla potenza dell’imperfezione: la perfezione non sta nel volo in sé, ma nel cogliere il segreto del cambiamento. E solo così il Gabbiano Jonathan disapprende e impara a volare, scoprendo che erano la noia, la paura e l’assenza di gratitudine a rendere così breve la vita di un gabbiano. E solo imparando a volare trova il proprio scopo, il suo ‘purpose‘.

Questo romanzo incoraggia a fare delle proprie incertezze un punto di forza, rispettando il proprio sentire, inseguendo le nostre istanze di cambiamento e riconoscendo il valore e la potenza creativa della diversità.

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