Un giorno, in un momento di sconforto per le difficoltà che incontrava nella sua vita artistica, la scultrice Paige Bradley non appena completata una sua opera, la gettò a terra con rabbia in segno di rifiuto. La statua cadendo si frantumò in mille pezzi.
Il rumore prodotto dalla statua nell’andare in pezzi, scosse l’artista che consapevole di essere stata lei stessa l’artefice della distruzione di una sua creazione, raccolse i pezzi e usando la tecnica giapponese del Kintsugi li riunì uno all’altro.
Incollò quindi i pezzi con cura e cercando di riparare alle fratture da lei stessa provocate, inserendo polvere d’oro nelle crepe. L’effetto finale fu un effetto speciale di luce dall’interno, che diede alla “nuova” creazione un valore straordinaria bellezza.
Paige Bradley aveva lavorato a lungo e con dedizione alla sua creazione, che richiese mesi e mesi di lavoro. Ma quando ebbe terminato il suo lavoro, Paige invece di vedere la bellezza, cadde preda della paura che non fosse apprezzata. Impaurita di avere creato qualcosa di cui “gli altri” non avrebbero compreso il significato, preferì d’impeto dìstruggerla, sottrarla al giudizio.
Quella caduta rovinosa regalò a Paige Bradley un’idea di cambiamento. La bellezza doveva riflettere proprio da dove lei aveva intravisto il fallimento. Nacque così a New York Expansion, una statua divenuta simbolo del processo di rinascita.
Il risultato fu spettacolare: la statua immortala una donna spogliata da ogni certezza, seduta in una posizione di meditazione, di pieno controllo della sua vita. La statua esprime la bellezza della rinascita. Quella dimensione nuova che si crea dopo una caduta, quando si ricostruisce un nuovo equilibrio, non cercando di nascondere gli errori e le conseguenze delle crisi, ma risaltandole.
Expansion significa proprio <sviluppo>, ovvero crescita. Questa storia ci racconta della potenza dell’antifragilità. La capacità di reagire ad una crisi, innovando e crescendo. Prendendo strade nuove, che non avremmo potuto vedere senza farci cogliere dal fragore di una statua che va in mille pezzi.
Lo sguardo sociale oggi ha difficoltà a vedere nell’imperfezione la bellezza, o nell’errore il punto di aggancio per l’innovazione. È difficile resistere a tale pressione, è difficile sentire di poter fare di una propria debolezza o di una crisi il punto di partenza per un cammino di trasformazione. Prevale l’imperativo sociale della “perfezione”, l’urgenza di aggirare il tempo e negarne il valore, affermare solo l’hic et nunc e non il divenire.
Quello che dobbiamo fare non è evitare di l’errore o il problema – evitando così di metterci al lavoro sui nostri progetti, pensando solo al successo che potranno o meno avere. Ma imparare a ricomporci dopo le avversità. Cambiamento significa ricomporre i cocci, e quando qualcosa “si rompe”, accogliere l’invito a cambiare, trasformando l’apparente fragilità derivante dalla rottura in forza per costruire la nostra <espansione>.
Il messaggio di Expansion è chiaro e diretto: ognuno di noi possiede le qualità per creare ed arricchire il proprio mondo, per dimostrare il valore che talvolta nascondiamo e fatichiamo a comunicare agli altri, basta trovare un equilibrio e comprendere in che direzione vogliamo che vada la nostra storia. Sta a noi rendere le sconfitte vittorie, trasformarle in qualcosa di più, in arte che ci ha segnato e ci ha permesso di evolverci, rompendo gli schemi, le barriere, per permettere alla nostra luce di uscire fuori.
E guardando Expansion, non si può far altro che sentirsi pervasi da un senso di determinazione, quasi come se lei, soavemente, ci motivasse:
“Sii la tua forza. Sii il cambiamento.”