<Tutti gli aerei viaggiano fuori rotta per la maggior parte del tragitto, ma si riallineano continuamente al piano di volo. E alla fine arrivano a destinazione. Questo vale per tutti noi come individui, famiglie e aziende. La chiave di tutto è avere un “fine in mente” e condividere un impegno cui dare costantemente un feedback e cui correggere la direzione.> Così Stephen Covey descriveva il feedback: uno strumento per correggere la direzione di un piano di volo. Oggi esperti di volo mi dicono non sia più cosi ma la metafora di Covey raffigura perfettamente il valore del feedback.
Il feedback è un riscontro, una luce che qualcuno accende per indicarci una via che non vedevamo.
Ed è molto affascinante l’immagine del nutrimento che l’anglicismo porta con sé (to feed, nutrire). Ma anche il concetto di retroazione (back, indietro): come l’immagine di un boomerang che ci riporta indietro il significato di qualcosa che non potevamo vedere se non scambiandolo con qualcun’altro. Qualcosa che ci torna solo se l’abbiamo saputo tirare nella “giusta direzione”.
Che sia positivo o negativo, il feedback ci alimenta con informazioni preziose che ci permettono di correggere la direzione, riprogrammandola in maniera costruttiva e consapevole.
Il feedback crea connessioni; è infatti uno strumento e una porta d’accesso ad uno spazio/tempo ampio, collettivo. E’ un passaporto verso un “altrove“, che ci permette di esplorare territori prima sconosciuti.
Il Feedback è un atto di generosità. Dare un feedback richiede infatti intelligenza emotiva. Ma è anche un atto di umiltà, dote che solo le Leadership generose hanno. Per ricevere un feedback dobbiamo infatti essere disposti a metterci in discussione ed essere consapevoli delle nostre vulnerabilità.
Il feedback è espressione di autenticità, perché permette di aprire quei flussi osmotici che permettono di “sprigionare i talenti” e contaminarsi nella diversità. Di crescere, nel confronto.
Un feedback autentico e costruttivo è il nostro contributo a promuovere il successo della squadra attraverso il mescolarsi dei diversi punti di vista.
Per nutrire il feedback ci vuole coraggio, cura, fiducia. Ci vuole equilibrio tra autorevolezza e capacità di continuo apprendimento. E’ un’alchimia che dà la direzione. Una nuova direzione generativa.
L’ascolto degli altri definisce la distanza tra quello che siamo e quello che vorremmo essere e ci aiuta a colmarla. A compiere quel tratto di strada tra il nostro sé ideale ed il nostro sé reale.
I migliori insegnanti sono i feedback critici ma solo se accompagnati da quel legame di fiducia ed ugual visione del futuro che generano le connessioni e che permettono di costruire intelligenza collettiva.
2 pensieri riguardo “Il potere nutritivo del Feedback”