Il volo delle aquile

Una leggenda popolare indiana dice che le aquile vivono fino a 70 anni, ma che intorno ai 40 anni, devono prendere una difficile decisione che decide sulla loro vita.

Dopo tanto volare, le ali dell’aquila, ormai invecchiate e pesanti a causa delle dimensioni raggiunte dal piumaggio, rendono complesso volare e impediscono all’aquila di vagare per scoprire il nuovo. Le unghie sono diventate così lunghe che non riescono più ad afferrare le prede di cui l’aquila si nutre. Ed il becco, che si è nel tempo allungato ed incurvato, non è più utile a trattenere le prede che riescono così a sfuggire.

Le aquile si trovano allora ad affrontare la mutazione del loro corpo che le rendeva prima le <regine del cielo>. E così imparano a conoscere i <limiti>. E scoprono significato ed il valore della loro forza.

All’aquila toccano decidere tra abbandonarsi e morire, o scegliere di affrontare un complesso processo di rinnovamento.

L’aquila che sceglie il cambiamento vola verso un nido sicuro tra le montagne vicino a un muro. Lì inizia a colpire con il becco sul muro con grande forza finché non riesce a strapparlo. Quindi attenderà la crescita di un nuovo becco, con il quale si staccherà uno per uno i suoi vecchi artigli. Quando i nuovi artigli iniziano a crescere, inizierà a strapparsi le piume consumate e darà la possibilità al nuovo piumaggio di spuntare.

E dopo tutti lunghi e dolorosi mesi di ferite, cicatrici e crescita, l’aquila riesce a fare il suo volo di rinnovamento, rinascita e celebrazione per vivere – rigenerata la sua ‘seconda vita’.

Non è in realtà vero che le aquile siano uccelli così longevi; vivono in realtà intorno ai 15-20 anni ma la storia narrata dalla leggenda popolare indiana è una buona metafora per parlare delle scelte difficili da affrontare e di come il cambiamento possa essere generativo.

La leggenda ci fornisce però l’esempio di come esiste nella nostra vita quel momento in cui <giunti nel mezzo del cammin di nostra vita> dobbiamo <scegliere> di rigenerare le nostre conoscenze, le nostre convinzioni, le nostre abitudini, le nostre connessioni, iniziare un processo di rinnovamento dei nostri ‘strumenti’.

Per farlo dobbiamo <disapprendere>, ovvero abbandonare convinzioni e ricordi, spesso cristallizzati in pregiudizi, il cui peso ci impedisce di rigenerarci e ‘volare oltre’ (https://cleolicalzi.it/2021/01/04/imparare-a-disapprendere-2/).

Solo liberi dal passato possiamo trarre vantaggio dal prezioso risultato che un rinnovamento ci porta sempre. E’ solo rimanendo fermi che si va indietro.

Per rigenerare dobbiamo imparare ad abbandonare (https://cleolicalzi.it/2022/05/14/generare-ovvero-saper-lasciare-andare/).

Mettere via il modo in cui abbiamo immagazzinato gli eventi e tenere con noi solo l’esperienza, la lezione che abbiamo imparato dai nostri errori fecondi (https://cleolicalzi.it/2021/09/09/errori-fecondi/).

Per mettere ordine, rinnovarci e riprendere il volo, dobbiamo prima riconoscere noi stessi, sapere chi siamo oggi (non chi siamo stati ieri), quali sono le nostre potenzialità oggi e soprattutto decidere verso dove vogliamo andare.

Dobbiamo scegliere non di adattarci al problema, ma usare il limite che ci si pone innanzi come il grimaldello per innescare il cambiamento generativo.

Quell’aquila che sceglie di rinnovarsi, ha davanti a sé nuove altezze. Mentre l’aquila che avrà accettato il consumarsi dei suoi talenti, resterà abbandonata a terra, persa <tra tutti i se e i ma> con cui avrà riempito di ostacoli la scelta di affrontare nuove sfide (il nemico che c’è in noi: https://cleolicalzi.it/2021/05/20/il-nemico-che-ce-in-noi/).

<Quando arriva una tempesta, tutti gli uccelli corrono ai ripari. Tranne l’aquila, che invece sceglie di volare sopra la tempesta. Quando la vita si fa tempestosa, possa il tuo Cuore volare alto come un’aquila! >(Madre Teresa)

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